set stage Capogrossi & sunglasses del 23 maggio 2013 h 16:28: ogni allievo indossa il proprio prototipo.
foto Cecilia Polidori
LABORATORY DESIGN methods by use of creative platforms -
Interactive Systems for the Creation and Evolution of Web Platform Projects,
Prototyping, Communication Strategy, Crowdsourcing Design, Processing Platforms,
an experimental project on interoperability of research and teaching of Data-Design
conducted through innovative scenarios and forms of organization of the processes
of interactive and collective learning.
PROJECTS, EXPERIMENTS AND PROTOTYPES WITH DIFFERENT MATERIALS.
deepsdesignbycp@gmail.com
piattaforma 1
DESIGN 2013/14 n 1 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-1.blogspot.it/

2
DESIGN 2013/14 n 2 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-2.blogspot.it/

3
DESIGN 2013/14 n 3 prof POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested
http://design-cecilia-polidori-2014-3.blogspot.it/

English version

Lezione 4 - 6 XI - i primi anni '60: 1962 e 1965 / 4° aggiornamento

1965
USA
GenreVariety
Directed byArt Fisher
StarringSonny and Cher
Theme music composerSonny Bono
Opening theme"The Beat Goes On"
Ending theme"I Got You Babe"
Country of originUnited States
Original language(s)English
No. of seasons4
No. of episodes63
Production
Producer(s)Chris Bearde
Allan Blye
Running time45–48 minutes
Broadcast
Original channelCBS
Audio formatMonaural
Original runAugust 1, 1971 – May 29, 1974
Chronology
Followed byThe Sonny & Cher Show

Cher (cantante) - Wikipedia: "Cherilyn Sarkisian LaPierre  incontra per la prima volta Salvatore Bono, all'età di 16 anni in un bar di Los Angeles nel novembre del 1962. Bono, che a quell'epoca ha 27 anni, lavora per Phil Spector ai Gold Star Studios di Hollywood. Bono e Cher diventano presto amici...
Un giorno Cher segue Bono presso i Gold Star Studios e, durante una registrazione, viene messa al posto di una corista assente. La sua voce attira l'attenzione di Spector: durante il 1964, a Cher viene assegnato il ruolo di corista, partecipando ad alcuni successi di quel periodo: "Be My Baby" del gruppo The Ronettes, "Da Doo Ron Ron" dei Crystals e "You'Ve Lost That Lovin' Feelin" del gruppo The Righteous Brothers. Dopo l'esperienza da corista, ... Il suo primo singolo, "Dream Baby", pubblicato sotto il nome di Cherilyn, viene passato nelle radio durante il 1964....
... nell'album Baby Don't Go. L'album contiene anche "Baby Don't Go", pubblicato da Bono e Cher con il nome Sonny &Cher, e che raggiunge la Top 10 nella classifica americana. Nell'agosto del 1965, Sonny & Cher realizzano il loro album di debutto, Look at Us raccogliendo un enorme successo sia in America sia in Gran Bretagna. Il primo singolo estratto dall'album "I Got You Babe" entra al numero uno della classifica inglese, scavalcando nomi quali Rolling Stones e Beatles. Lo stesso avviene qualche settimana più tardi in America. Nello stesso periodo, Sonny & Cher riescono a piazzare cinque pezzi nella Top 40 americana, dovuto al fatto che le loro apparizioni televisive diventano sempre più frequenti....
Nel 1970 alla coppia viene proposto il primo speciale televisivo "The Nitty Gritty Hour". Il programma, un mix di commedia slapstick, sketch e musica dal vivo, viene ben accolto dalla critica. Dopo lo speciale, Sonny & Cher vengono notati dal presentatore televisivo Merv Griffin, che nel 1971, decide di farli partecipare per una settimana al suo "The Merv Griffin Show" sullaCBS-TV, attirando l'attenzione del direttore esecutivo Fred Silverman, che decide di stipulare un contratto con il duo. Il "The Sonny & Cher Comedy Hour" comincia il 1º agosto 1971 come sostituzione ad un altro programma serale, e diventa immediatamente un successo. I produttori inoltre decidono di spostare il programma in prima serata. Lo show entra nella Top 10 dei programmi più seguiti, e ci rimane fino al 1974...
...Sonny &Cher hanno divorziato il 27 giugno 1975 dopo 13 anni di matrimonio. Il divorzio ha portato la cancellazione del "The Sonny and Cher Comedy Hour".

I Got You Babe - Wikipedia, the free encyclopedia
"I Got You Babe" is a 
July 9, 1965
1965 #1 single by the American pop music duo Sonny & Cher.



Sonny Bono, a songwriter and record producer for Phil Spector, wrote the lyrics to and composed the music of the song for himself and his then-wife, Cher, late at night in their basement.[citation needed] Session drummer Hal Blaine performed the drums for the song.
"I Got You Babe" became the duo's biggest single, their signature song, and a defining recording[citation needed] of the earlyhippie countercultural movement. In August 1965, the single spent three weeks at #1 on the Billboard Hot 100 and #19 on the R&B charts in the United States[1] where it sold more than 1 million copies and was certified Gold. The duo's single also reached #1 in the United Kingdom where it sold 780,000 copies and was subsequently included on their first album, Look at Us.




















USA  
Eero Saarinen (nato in Finlandia nel 1910, trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti nel 1923, muore a Ann Arbor, Michigan, 1961)
  • 1956 Tulip chair e serie Tulip, Produz Knoll International
  • 1956-62 Eero Saarinen TWA airport terminal, NY 
1956 tulip chair di eero saarinen, produz Knoll International
da: CECILIA POLIDORI TWICE DESIGN: La Tulip Chair

La Tulip Chair


Un designer dovrebbe sapere che gli oggetti possono diventare lo strumento di un rito esistenziale.”
ETTORE SOTTSASS, Nel mondo degli oggetti, conversazione del 10 marzo 2004, "Domus", n. 869, aprile 2004

La Tulip Chair  è considerata un classico del design industriale. E’ stata progettata  daEero Saarinen nel 1956  per la Knoll International, un’azienda di mobili di New York City. Questa sedia fa parte della fortunatissima serie Tulip composta da tavoli e sedute dalla caratteristica forma a calice con base a stelo. Il successo di questa serie è dovuto proprio all’eliminazione delle gambe dei tavoli e delle sedie.
Il design della sedia scaturisce dalla ricerca |contest “organic design in home furnishing collection” [design organico per l’arredamento d’interni] organizzato dalMOMA di New York.
La sedia è composta da un piedistallo realizzato in alluminio presoffuso laccato in Rislan,  una scocca stampata in fibra di vetro e un cuscino asportabile imbottito in schiuma con chiusura a velcro. Le dimensioni standard della Tulip Chair sono: 48 cm x 58 cm x H 81cm. Può essere fissa o girevole.

Fonti:

Si è aggiudicata anche dei premi quali: Museum of Modern Art Award, 1969; Federal Award for Industrial Design, 1969; Design Center Stuttgart Award, 1962.

http://www.modbom.co.uk/shop/0001.html  

Replica-Eero-Saarinen-Tulip-Table-2Nel 1937 inizia la sua collaborazione con Charles Eames con il quale sperimenta tecniche per lo stampaggio del fiberglass (la fibra di vetro). Nel 1941 partecipano (e vincono) al concorso bandito dal MoMA che affrontava il tema del design organico nel contesto abitativo; le sue creazioni sono razionali, eleganti ed innovative.

replica-eero-saarinen-4528-9191-1-productLa sua fama di designer è strettamente legata al marchio Knoll International e alla serie Tulip: tavoli e sedie dotati di un unico piede d’appoggio per semplificare la struttura del design. Il tavolo con piedistallo è in fusione di alluminio laccato bianco o nero ed il piano in marmo di carrara bianco. La sedia, disegnata nel 1956, fu realizzata con diversi materiali moderni ed era destinata ad essere fabbricata in serie, e’ disponibile in diversi colori ed e’ dotata di funzione girevole. Il cuscino e’ disponibile in cashmere o in pelle anch’esso in una vasta gamma di colori. In queste realizzazioni Saarinen cerca di risolvere la questione del “bassofondo delle gambe”, cercando di eliminarne la confusione visiva dando vita ad arredi a scocca stampati in materiale plastico e dimostrando ancora una volta il forte legame con la scultura. Muore nel Michigan nel 1961.


cfr: Eero Saarinen. Sedia e tavolo Tulip
     Eero Saarinen Arredamento Saarinen FUNZIONALISMO Arredamento di designer Bauhaus 
Académie de la Grande Chaumière
Eero Saarinen - Kirkkonummi, 1910 - Ann Arbor, 1961
Eero Saarinen nasce a K. in Finlandia nel 1910, è figlio del noto architetto Eliel Saarinen, sua madre è decoratrice. Si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti nel 1923. Tra il 1929 il 1930 studia scultura all’Académie de la Grande Chaumiére a Parigi (L'Académie de la Grande Chaumière, qui se nomme, depuis 1957, académie Charpentier, est une école d'art, située au 14 rue de la Grande Chaumière à Paris, fondée en 1902 par la Suissesse Martha Stettler (1870-1946). Académie de la Grande Chaumière - Wikipedia, the free encyclopedia) e più tardi architettura alla Yale University nel New Heaven in Connecticut dove si laurea nel 1934. Riceve una borsa di studio che gli permette di viaggiare in Europa tra il 1934 e il 1935. Al suo ritorno, insegna alla Cranbrook Academy of Art. Architetto, scultore, designer, nel 1937, inizia la sua collaborazione con Charles Eames che porta ad una serie di prodotti che vincono la competizione organizzata dal Museum of Modern Art di New York ‘Organic Design in Home Furnishings’. Successivamente disegna numerosi prodotti d’arredo di grande successo per l’azienda Knoll. Lavora nell’ufficio di suo padre fino al 1950, anno della morte di Eliel. Il suo progetto più ambizioso è il terminal TWA dell’aereoporto John F. Kennedy a New York (TWA at New York - Eero Saarinen - Great Buildings Architecture 
  Great Buildings Search  Advanced  Buildings  Architects  Types  Places  3D Models  Pix  Archiplanet   ArchitectureWeek  
ArchitectEero Saarinen
LocationNew YorkNew York   map
Date1956 to 1962   timeline
Building Typeairport terminal
 Construction Systemconcrete
Climatetemperate
Contextsuburban
StyleModern
NotesEero Saarinen and Associates. At Kennedy Airport. Free-flowing curves suggest flight.).




1964 - 65, Emilio PucciThe Bubble Bonnet - Space Bubble Helmet, uniformi delle hostess per l'American airline Braniff International: cappuccio/cuffia Bolla o Bolla Casco in plexiglass, a protezione dei capelli dal vento e pioggia tra gli edifici aeroportuali e l'aereo.


1964 USA & UK


Stanley Kubrick, (New York, 26 luglio 1928 –  Hertfordshire, UK, 7 marzo 1999) 
Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb
Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba
Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba - Wikipedia... "la fine dell'umanità e la distruzione del pianeta è impresa davvero ardua in chiave drammatica: le situazioni e le azioni perfettamente logiche conducono all'annientamento nucleare formando un meccanismo talmente perverso che si può descrivere con un umorismo nero..." 
Candidato ai Premi Oscar 1965 con quattro nomination (miglior filmmiglior registamiglior attore protagonistamiglior sceneggiatura originale), non ne vinse neanche uno. Fu invece riconosciuto dai Premi BAFTA come miglior film, miglior film britannico e migliore scenografia britannica in b/n.
Stanley Kubrick - Wikipedia
Titolo originaleDr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb
Paese di produzioneGran BretagnaUSA
Anno1964
Durata93 min
ColoreB/N
Audiosonoro
Generesatirico, comico, grottesco, fantascienza
RegiaStanley Kubrick
SoggettoPeter George (romanzo)
SceneggiaturaStanley KubrickPeter George,Terry Southern
ProduttoreStanley Kubrick per HAWK Film LTD
Produttore esecutivoLeon Minoff
Distribuzione(Italia)CEIAD Columbia Pictures
FotografiaGilbert Taylor
MontaggioAnthony Harvey
Effetti specialiWally Veevers
MusicheLaurie Johnson
ScenografiaKen Adam
CostumiBridget Sellers
TruccoStuart Freeborn
Interpreti e personaggi

1955 - 1962 J GIAPPONE

Sony Corporation, fondata il 7 maggio 1946 a Tokyo

1955

Nel 1955 lanciò il modello TR-55, il suo primo apparecchio a transistor, adatto ad essere tenuto in tasca

cfr: Sony - Wikipedia 

1962, Sony 5-303 E Micro TV



1962


campagna pubblicitaria Sony, 1963,
Hold the future in your hand with Sony
This is television of the future. This is the personal set predicted for the decade of the seventies. So light and compact you carry it with you like a book, wherever you go. Put it beside your bed, on your desk at the office, outdoors for picnicking on the patio, in the back of the car or on the boat. It plays anywhere on its own rechargeable battery pack, auto battery or AC, with a picture so bright and sharp ordinary sets pale by comparison. Weighing only 8 lbs., it is hardly larger than a telephone, yet it outperforms standard receivers in sensitivity and durability. Available only in limited quantities, SONY brings it to you today through its advanced research in the epitaxial transistor, so powerful and sensitive it is used only in computers and other advanced electronic equipment - and the new Micro-TV. It would be no exaggeration to say that someday all TV will look like SONY Micro-TV. But why wait for someday? See it today at selected dealers. SONY Micro-TV list $229.95. Optional battery pack.

                                                        Tenendo il futuro in mano con Sony

Questa è la televisione del futuro. Questo è il set personale previsto per il decennio degli anni settanta. Così leggero e compatto, lo porti con te come un libro, ovunque tu vada. Mettilo accanto al letto, sulla scrivania in ufficio, all'aperto per fare picnic sul patio, nella parte posteriore della macchina o sulla barca... Pesa solo 8 lbs. È poco più grande di un telefono, eppure sorpassa ricevitori standard di sensibilità e durata. Disponibile solo in quantità limitata, Sony porta a voi, oggi, attraverso la sua ricerca avanzata nel transistor, così potente e sensibile e utilizzato solo nei computer e altre apparecchiature elettroniche avanzate...

Sarebbe esagerato dire che un giorno tutte le TV saranno simili a SONY Micro - TV . Ma perché aspettare per un giorno? Vederlo oggi presso i rivenditori selezionati . SONY Micro - TV prezzo di listino di 229,95 dollari. Batteria opzionale. 
1964-5 FR
André Courrèges, Space Age' spring collection, materiali plastici e metallici, colori primari o metallizzati, 
1965 André Courrèges, Lunettes Eskimo

IT

IT
Gio Ponti (Milano 18 novembre 1891, Milano 16 settembre 1979)
  • 1928 fonda la rivista Domus, che dirige sino alla morte.
  • 1950-57 Superleggera Produz Cassina
  • 1954 crea il Premio Compasso d'Oro, nel 1964 donato all’ADI 
  • 1965, Gio Ponti, Floor Lamp?



1950-57 superleggera di gio ponti, produz Cassina realizzata partendo da un oggetto già esistente ovvero la Sedia di Chiavari, migliorato in materiali e prestazioni.

E.M. Giò Ponti

Negli anni successivi, inizio a essere chiamato dai grandi architetti milanesi – Franco Albini, Giò Ponti, i BBPR ( Gian Luigi Banfi, Ludovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers)-per disegnare a mano le tavole prospettiche, e realizzare quelli che oggi si chiamano rendering. Entrare i contatto con loro per me significa ampliare il raggio delle mie conoscenze, arrivare più vicino al mondo del design e della produzione industriale.”
ENZO MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011,1° ediz., pg. 25

 "Giò Ponti  E' l’eccellenza italiana: il design l’ha ideato"  (rivista mensile kyoss febbraio 2011 anno 11 numero 108. Editore, Art Director e Direttore Responsabile: Simone Pavan)
G. Ponti, immagine rivista Domus,1959
Architetto e designer milanese (1891-1979). Laureatosi al politecnico di Milano, divenne  produttore di ceramiche Richard-Ginori. Dal 1923 al 1930, ha trasformato l'azienda in un modello di eccellenza del design industriale da forme  semplici decorazione ceramica con eleganti motivi in ​​stile neoclassico. "L'industria è lo stile del 20 ° secolo, la sua modalità di creazione", scrive Ponti dopo aver vinto il Grand Prix al Paris Expo 1925. Fondatore nel 1928 della rivista Domus.
Ponti curò l'allestimento della Biennale della Arti Decorativa - prima a Monza e poi Milano come la Triennale - che ha costituito una vetrina il meglio del design italiano. Il suo lavoro si è  esteso a scenografie e costumi per il Teatro alla Scala di Milano, alla sinuosa macchina da caffè Pavoni nel 1948 (immagine in basso a sinistra), che divenne dal dopoguerra in Italia la cultura del caffè. Nel 1957 Distex sedia Superleggera (ispirato al tradizionale Chiavari sedie, Ponti aveva visto in riva al mare, ma così forte e chiaro che un bambino potrebbe sollevare con un dito una singola sedia) ha progettato per Cassina è rapidamente diventato classici del periodo. Eclettico e fecondo, sin dagli esordi ha coniugato classicità e modernità, tradizione e innovazione, artigianato e industria.  Ha apprezzato il moderno amando la decorazione. Ha guardato al passato e intuito il futuro.
Apre in Italia la strada all’industrial design di qualità, incrociando lungo il percorso personaggi quali Nervi, Fornasetti, Mollino. Collaborando con aziende quali Richard Ginori,Cassina, Venini, Olivari, FontanaArte.   
G.Ponti, la macchina da caffè Pavoni,1948

La Pavoni del '48, macchina per il caffé: tutti i congegni intricati e sporgenti della "vecchia " macchina sono stati eliminati o racchiusi entro tre soli volumi: carter, corpo centrale, becchi. L 'apparecchio arriva alla "semplicità perfetta che hanno raggiunto, nella loro forma, certi strumenti a fiato ".
La Superleggera, ha una struttura in frassino naturale o verniciato nero o bianco, con sedile in canna d'india. Leggera e robusta venne testata con lancio dal quarto piano, rimbalzando come una palla. Ponti la definisce "sedia normale, semplice (…) cui non dare gli attributi razionale, moderno, organico, prefabbricato".                                                                                                                                                                                                   
                                                                                     
Il mobile in cristallo è l 'immagine pura, incorruttibile, del "grande oggetto di lusso".  Nel '30 Ponti disegna per Fontana il "grande tavolo " (piano in specchio nero, gambe in cristallo inciso) presentato alla IV Triennale di Monza. Nel '31 parte la serie pontiana dei mobili a specchio, "mobili d 'eccezione ", e, per di più, compaiono i primi mobili totalmente trasparenti in "tutto cristallo ".                      
Piastrella, la “quattro volte curva” passata alla storia con il nome di Triennale, subito divenuta un’icona della ceramica moderna e un punto di riferimento nel mondo del design. Un simbolo quello della Triennale che da mezzo secolo rappresenta il forte legame tra la produzione Marazzi e il mondo dell’architettura e del design. 
G. Ponti scala all'interno
del salone "L' Ange Volant"

L’Ange Volant, a Charches, progettata nel 1927 da G. Ponti per T. Bouilhet, proprietario di Christofle, è l’unico progetto di G. Ponti in Francia. Lo stile è semplice e moderno, una “casa all’italiana” con citazioni del Palladio, l’architetto prediletto di Ponti.
Elemento decorativo importante del salone è la scala disegnata da G. Ponti per  “L’Angel Volant” .               
Ponti disegnò tutti i mobili e i dettagli decorativi degli interni: come il tavolino rotondo, sul quale sono posati un busto ellenico antico, e una teiera-samovar di Christofle.
G. Ponti, immagine dell'interno "L' Ange Volant"
G. Ponti, immagine dell'interno "L' Ange Volant"
La balaustra decorata della scala,conduce a quello che Ponti chiamava “La galleria”. Il dipinto in cima alla scala è di Ponti “La Giulia buona e la Giulia cattiva”raffigurante la moglie di Ponti sorridente e arrabbiata. Sul soffitto Ponti raffigurò i profili di T. Bouihet e C. Borletti, la bandiera italiana e francese e la “B” intrecciata dai cognomi.
Nell'immagine a sinistra, sopra la cornice del camino,in una nicchia semicircolare, c’è il vaso di porcellana con fregi dorati, disegnati da Ponti e prodotti da Richard-Ginori. Le appliques della Chistofle hanno il motivo grafico della freccia, ricorrente nei progetti pontiani.
Link di riferimento: 
http://atcasa.corriere.it/designer/gio-ponti.shtml 


Immagini tratte da:


da: CECILIA POLIDORI TWICE DESIGN: E.M. Giò Ponti

E.M. Giò Ponti

 "Negli anni successivi,inizio a essere chiamato dai grandi architetti milanesi - come Franco Albini,Giò Ponti,i BBPR - per disegnare a mano le tavole prospettiche,e realizzare quelli che oggi si chiamano rendering.Entrare in contatto con loro per me significa ampliare il raggio delle mie conoscenze,arrivare più vicino al mondo del design e della produzione industriale"
 Enzo MARI, 25 Modi per piantare un chiodo,ediz.Mondadori, Milano, marzo 2011, 1a edizione, pag  25

Giò Ponti è un mondo. Un mondo che rappresenta un secolo, il secolo che è trascorso. Ponti ha progettato edificiarredamenti, mobili, stoffelampade e tanto altro. Ha fondato e diretto riviste, tra cui la più importante è Domus , fondata nel 1928 e abbandonata solo per un breve periodo durante la seconda guerra mondiale.Ha promosso le grandi Triennali degli anno 30, ha scritto articoli e libri, ha insegnato, ha viaggiato , ha costruito in molti paesi, più di ogni altro architetto della sua generazione. 

Macchina per il caffè Pavoni , 1948

    






Nel 1948 la Pavoni produce ,su disegno di Giò Ponti con la collaborazione di Antonio Fornaroli ed Alberto Rosselli,  la prima macchina da caffè con caldaia orizzontale.



Tale macchina, denominata "La Cornuta" assume una peculiarità estetica  dovuta alla messa in evidenza dei gruppi erogatori ,che si stagliano dal gruppo cilindrico del serbatoio.
Rivista Domus n° 360 del 1959


Stoffa Balletto alla Scala per Manifattura JSA , 1950



Definire l'opera di Ponti è dunque più difficile che mai. La sua importanza è sempre stata riconosciuta nel preparare le basi per la diffusione del design italiano nel dopoguerra; ma negli anni successivi alla sua morte, avvenuta nel 1979 a Milano ,nella stessa città in cui era nato nel 1891, è stato più difficile valutare esattamente la sua architettura e il suo design.

 

Sedia Superleggera in
versione bicolore , 1957

 Ponti affermava che imparare dall'uno porta al successo  nell'altro. Quando gli chiedevano se un mobile era "di serie " rispondeva: "lo sarà quando il pubblico lo adotterà". E' soprattutto  la leggerezza del tocco che ha fatto sì che il suo lavoro entrasse poco a poco nella coscienza della gente e che 

Bottiglia Donna 
per Venini

appaia oggi cosi attuale: la Villa Planchart si appoggia con tanta levità sulla collina di Caracas che è stata soprannominata "la farfalla", la facciata della cattedrale di Taranto, traforata fin quasi a scomparire, è chiamata dalla gente del luogo "la vela", e la fortunatissima sedia "Superleggerache si solleva con un dito, resta nella memoria di chiunque l'abbia provata.


Quest'ultima è stata disegnata nel 1957 ed è stata pensata per essere realizzata in svariate versioni : dalle colorazioni naturali fino ad arrivare alla versione bicolore in cui gli elementi simmetrici del telaio erano verniciati alternativamente nei colori bianco o nero ,esaltandone ulteriormente l'idea di leggerezza.

Oggi non sembra più possibile che un architetto riesca a lavorare con la libertà e la mobilità di cui Ponti ha goduto. Ragione di più per guardare indietro, come faceva lui, per attrezzare meglio e guardare avanti: " il passato non esiste, nella cultura tutto è contemporaneo... Esiste solo il presente. Nel presente ci rappresentiamo il passato e intuiamo il futuro.." ( Giò Ponti ). Dunque l'opera di Ponti si può definire come una personalità e vitalità che ci invitano a tirar fuori le idee del passato perchè possano circolare più liberamente nel futuro.
Posate per Artur Krupp,
con manico romboidale
Lampada Bilia
La prima parte della vita di Giò Ponti appartiene ad un'epoca in cui il concetto di "produzione artistica per l'industria "era ancora lontano e i progettisti, oltre che dell'architettura, si occupavano di dettagli decorativi. Ponti appare subito come un progettista in cui la passione e l'impegno per le "arti decorative" era potente. Non la esegue come un'alternativa all'architettura ma come un'attività artistica parallela indipendendente da essa. Egli anche quando lavora per l'arte non dimentica la serie. Ma la vera battaglia condotta e vinta da Ponti è quella di costruire un linguaggio per l'industria, battaglia che porterà alla nascita del concetto di "Italian Design".
Proprio nel 1948 Ponti riprende in mano la direzione di " Domus", ed è proprio qui che parla di architettura "standardizzata". Un nuovo concetto di arredo, arredi meno ingombranti: lampade, poltroncine leggere, nuovi tessuti stampati, posate non in argento.

       

Il tavolo da caffè, Giò Ponti
Ogni segmento mostra lati di colore diverso,  riprendendo i tonipontiani della villa di Caracas dalla quale proviene e il tema del diamante, ricorrente a diverse scale nell'opera del maestro. 
http://piccolearchitetture.blogspot.com/2011/02/il-tavolo-da-caffe-di-gio-ponti-gio.html

La sedia Livia, Giò Ponti
LIVIA produzione L'ABBATE e' una sedia con struttura in Faggio massiccio e seduta in compensato. Progettata nel 1937 per arredare la facoltà di Lettere "Livianum" dell'Università di Padova, LIVIA è stata rieditata dal 2005.
Il prodotto è disponibile in 11 colori laccati e in 3 tinte legno differenti.http://www.designcan.it/prodotto/2368/LIVIA__Sedia_in_Faggio
Riferimenti bibliografici:
Marco ROMANELLI, Giò Ponti: a world, ediz. Abitare Segesta, Milano, 2003, pgg.6,12,15,16,37,38
Riferimenti fotografici:

cfr: Giò Ponti - Art & Design nasce a Milano il 18 Novembre 1891... professore di ruolo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, cattedra che manterrà fino al 1961...ha avuto un’influenza a livello globale e ha creato un legame forte tra architettura e le arti.

... Ripeteva spesso : « Tradizione è fare cose nuove bene come cinquecento anni fa », cosi ha continuato a ricercare l’innovazione tutta la sua vita tenendo l’arte e la creazione come unico punto fermo. Muore a Milano il 16 settembre 1979.

da: Giò Ponti - http://kaufmann-mercantile.com/gio-ponti-1891-1979/

Architect and designer Gio Ponti working at is deskIt’s hard to believe that an architecture style can be dominant for 100s of years, especially one that was based on the ideas of Classic Rome. But this was the case with Palladian Neo-Classicism. Named for Italian architect Andrea Palladio (1508-1580), and characterized by symmetrical monumentality with Classic detailing. This is what architecture was, and this is how it was taught to Giò Ponti (1891-1979) at Milan Polytechnic in the early 1900’s. Lucky for us tides were about to turn and Gio Ponti was a true original.
Giò Ponti, Courtesy of Life Magazine (Click to Enlarge)
Ceramic Bowl by Gio PontiHe was born in Milan Italy in 1891, the only child of a middle class family. Ponti suffered a sickly and lonely childhood, but credits this for focusing him on his immediate environment and cultivating a work ethic and attention to detail.
Giò Ponti for Richard Ginori, Courtesy of Craig van den Brulle
In the early ‘20s Giò participated in and helped organize Triennial exhibitions of art and design in Monza and Milan. These exhibitions were instrumental in ushering in the Italian avant-garde. Though he was around its players, he never joined the Futurist movement or Group 7. His dedication to the immediate and concrete kept him on the edges of the theoretical debates. He was in love with the practice of architecture, reportedly working in his studio up to 20 hours a day. He busied himself with the search for the finite form; not ruminating on the need for radical or sweeping changes.
Dormitio Poltrona chair designed by Gio Ponti
Dormitio Poltrona Chair
In 1928 he founded Domus magazine, an architecture and design publication that is still in print today.  He did not shy away from using Domus as his soapbox, lecturing on everything from family lifestyle to his theories of architecture as crystal, but his pluralist stance, and love of life always kept him from being overly self-referential or dogmatic. He was Editor-in-Chief of Domus almost continuously until his death in 1979.
Ponti wanted a modernism that was his own, site specific; functional with a lightness and elegance, saying, “the public wants the fantastic, the comfort of the fantastic.”
Apta Table designed by Gio PontiHe was a friend and admirer of Le Corbusier and the Bauhaus masters, but he was not, as Frank Lloyd Wright once said, one of “those glass box boys”. Ponti’s rationalist yet decorative tendency takes more aesthetic cues from the Viennese masters whom he admired than any International Style heavy hitter.
Apta Table, Giò Ponti 1970
Painting by architect Gio PontiLooking at Ponti’s oeuvre you would be hard pressed to classify him as belonging to any particular style or camp. He was dedicated to the assignment at hand. He cared about human scale, sense of entry and ritual. He was a humanist, but did not consider Brutalism or socialist modernism to be anti-humanist; he was simply dedicated to his own form of humanism. His early work for ceramicist Richard-Ginori is neo-classical in motif, colorful and whimsical, it predicts some of the postmodern gimmicks of the 1970s and ‘80s.
Painting by Giò Ponti
Drawing of Gio Ponti Lounge ChairHis penchant for and mastery of faceted, angular, elegance in architecture and industrial design foreshadows the clumsier and teched-out work of Zaha Hadid and Daniel Libeskind. His furniture designs in wood, particularly the dinning collection for Cassina (still in production) and tables for M Singer & Sons show the influence of Danish modernism.
807 Distex Gio Ponti
Drawing of Lounge Chair by Giò Ponti
Floor Lamp Designed by Gio PontiPonti voraciously pursued a life that celebrated living and an architecture that captured the spirit and complexity of modern life, he was in search of finite form.
Head of Lamp Designed by Gio Ponti
Ponti? Floor Lamp, Brass with Enamel Head, 1965?

  • 1956 ADI Associazione italiana del Disegno Industriale,  fondata nel 1956, è il più antico ma soprattutto il più autorevole premio mondiale di design. Per anni organizzato dai grandi magazzini la Rinascente, allo scopo di mettere in evidenza il valore e la qualità dei prodotti del design italiano allora ai suoi albori.

ADI - Associazione per il Disegno Industriale: "Istituito nel 1954, il Premio Compasso d'Oro ADI è il più antico ma soprattutto il più autorevole premio mondiale di design.
Nato da un'idea di Gio Ponti fu per anni organizzato dai grandi magazzini la Rinascente, allo scopo di mettere in evidenza il valore e la qualità dei prodotti del design italiano allora ai suoi albori.
Successivamente esso fu donato all’ADI che dal 1964 ne cura l’organizzazione, vigilando sulla sua imparzialità e sulla sua integrità.




Achille Castiglioni (Milano 16 febbraio 1918 - Milano 2 dicembre 2002), con
               Piergiacomo (Milano, 22 aprile 1913 – Milano, 1968) Livio (1911 - 1979)
  • 1956 è tra i fondatori dell'ADI - Associazione italiana del Disegno Industriale
  • 1957 sedia Mezzadro, Produz Zanotta
  • 1957 sedile Sella, “Sgabello per telefonoProduz  Zanotta
  • 1962 Toio, lampada a terra per Flos
  • 1962 Arco, (con Pier Giacomo) lampada a terra per Flos
  • 1968  Switch Interruttore rompitratta, per VLM
Achille Castiglioni Milano 16 febbraio 1918 - Milano 2 dicembre 2002
e Piergiacomo
vedi post integrale da: CECILIA POLIDORI TWICE DESIGN 2: Achille e Pier Giacomo Castiglionimercoledì 23 novembre 2011
Sella (1957) è un “Sgabello per telefono” realizzato con elementi industriali, si traduce in una seduta “sempre in piedi”. E’ composto di un basamento dell’equilibrio dinamico a mezza sfera in fusione di ghisa (diametro 33 cm), il sedile è composto di una sella da bicicletta in cuoio, regolabile in altezza, portata da un tubolare verticale in acciaio verniciato rosa. L’altezza totale del sedile è di 71 cm ed è estensibile. L’idea progettuale di questo oggetto non può essere colta se non si ricorda che negli anni cinquanta la maggior parte dei telefoni anche nelle abitazioni erano collocati su di una parete e le persone per utilizzarli dovevano restare in piedi accanto all’apparecchio. Il prototipo è stato presentato nella mostra “Colori e forme nella casa d’oggi” tenutasi a Villa Olmo, Como nel 1957.

Altro progetto dei due fratelli è il Taraxacum del 1960. Declinata nelle versioni Viscontea (1960, a sospensione) e successivamente nella lampada Gatto (1962, da pavimento), usa un processo di lavorazione che consiste nella spruzzatura di fibre sintetiche su una intelaiatura sagomata in tondino di metallo. L’immediata essiccazione della fibra da forma a una pellicola opaca che diventa il diffusione della lampada stessa. La procedura qui descritta veniva utilizzata nei primi anni Cinquanta dal noto designer americano George Nelson per realizzare oggetti simili (conosciuti con il nome si “cocoon”), dalla tipica forma a bozzolo. Questo materiale, filamentoso e evanescente come una ragnatela, venne utilizzato anche dalle forze armate americane a scopo protettivo in ambito bellico. I Castiglioni utilizzano in queste lampade un brevetto della ditta Heisenkeil di Merano, che confluirà poi nella nascente Flos. La forma finale assume un aspetto scultoreo, quindi decorativo, che viene ottenuto spruzzando il materiale sulla struttura in movimento. A differenza di quelli creati di Nelson, i Castiglioni realizzano oggetti dove la fibra aderisce solo alla parte sporgente della struttura, creando un effetto plastico di pieni e vuoti, di forte impatto visivo. Una riedizione di queste lampade è stata riproposta da Flos nel 2005.
L’interruttore (1962) è un rompitratta di un filo di conduzione elettrica, applicabile in qualsiasi situazione di illuminazione priva di interruttore. Il corpo è formato da due gusci stampati di materia plastica termoindurente (urea bianca o nera). Il piano convesso del guscio superiore presenta al centro una rientranza circolare dove è alloggiato il nottolino per la variabilità dei contatti, mentre i bordi del guscio inferiore sono arrotondati per agevolare i movimenti sul piano d’appoggio. La sua particolare conformazione lo rende individuabile anche al buio: percorrendo a tastoni il filo, si riescono a trovare con il pollice i piani inclinati dell’interruttore che conducono il polpastrello al pulsante. Prodotto in grande numero, è acquistato per le sue qualità e nessuno, nei negozi di materiale elettrico, ne conosce l’autore. 
                                                                                                              

Riferimenti Bibliografici: Achille CASTIGLIONI, I Protagonisti del design, Hachette, 2011, da pag.6 a pag.13, pag 16 – 42 - 43.
Riferimenti fotografici:
http://www.moma.org/interactives/exhibitions/1997/castiglioni/mezzadro_sella_f.html http://www.spazioldo.com/Achille_Castiglioni.shtm http://www.domusweb.it/it/design/il-mondo-secondo-castiglioni/
http://www.corsi.storiaindustria.it/areetematiche/protagonisti/004/castiglioni/index.shtml http://www.achillecastiglioni.it/it/projects/id-23.html
http://www.italianidea.it/cgi-bin/finale.asp?foto=fratelli-castiglioni&didascalia=Fotoritratto+dei+Fratelli+Castiglioni+Achille+e+Pier+Giacomo&col=FFFDEA

sedia Mezzadro, 1957, Produz Zanotta, 1957 Progetto: Achille e Pier Giacomo Castiglioni, 1970 Produzione: Isa (prototipo 1957), Zanotta
da: Achille Castiglioni - Industrial Design: "Il progetto Mezzadro esprime forse in modo più evidente la volontà di usare una parte di un oggetto esistente, confermandone la forma ma spostando il luogo e il modo d’uso: adoperare il sedile di un trattore, progettato nei primi anni del novecento, come sgabello da usare nelle nostre case (riferimento villa Olmo).
E’ composta di quattro elementi: sedile, perno di fissaggio, balestra e traversa. Anche nel particolare sistema del fissaggio troviamo un oggetto familiare, usato per il bloccaggio delle ruote della bicicletta, un galletto grande che consente di serrare bene il tutto senza l’uso di cacciaviti o chiavi. La seduta è in lamiera stampata e verniciata; la balestra (in acciaio inox), sostegno del sedile, anch’essa presente sul trattore ma girata nell’altro senso per assorbire i sobbalzi del mezzo agricolo sul terreno, qui serve per rendere più elastica la seduta. La traversa di legno (faggio massiccio), che ricorda vagamente un giogo, fornisce gli altri due punti d’appoggio necessari per la stabilità del sedile."



alcuni prodotti:
  • 1957 sedile Sella, “Sgabello per telefonoper Zanotta
  • 1957 Mezzadro, sedile per Zanotta
  • 1962 Toio, lampada a terra per Flos 
  • 1962 ArcoArco Floor Light LED (con Pier Giacomo) lampada a terra per Flos
    Arco
    - ITALY - Lampada Arco di Achille Castiglioni per Flos ( 1962 ).svg
    Dati generali
    Anno di progettazione1962
    ProgettistaPier Giacomo Castiglioni eAchille Castiglioni
    Profilo prodotto
    Tipo di oggettolampada
    Ideauna lampada da terra che permetta di avere il punto luce direttamente sopra il tavolo (o la testa) ovviando al sistema di sospensione
    Concettisemplicità, razionalità, praticità, versatilità
    ProduttoreFlos
    Prodotto dal1962
    Materialibase in marmo, struttura inacciaio.
    Tecnica di lavorazioneparti in metallo ottenute perlaminazione, fissaggio con viti, segatura e lucidatura del marmo
  • 1968  Switch Interruttore rompitratta, per VLM, componenti per l'illuminazione  – Die Welt des Lichts, Die Marken der Relco Group, mail@vlm.de · www.vlm.deAm Korreshof 17 · 40822 Mettmann · Germany
  • 1970 Parentesi, lampade per Flos


IT 
Bruno Munari (Milano 24 0tt0bre 1907 - Milano 30 settembre 1998)
  • 1952 scimmietta Zizi, 1953 Produzione Pirelli
  • 1962 prima esposizione di Arte Programmata, Milano showroom Olivetti
  • 1963, Good design, Edizioni Scheiwiller, Milano
  • 1964 Lampada a sospensione Falkland Prod Danese
  • 1966 Arte come mestiere, Laterza, Bari 
Bruno Munari (24 ottobre 1907 a Milano − 30 settembre 1998 a Milano), 
vedi: CECILIA POLIDORI DESIGN Lezioni 2010- 2011
          CECILIA POLIDORI DESIGN Lezioni 2010- 2011: PAGINA 4
Nel 1962 organizza la prima esposizione di Arte Programmata, presso il negozio Olivetti di Milano.

Good design - Scheiwiller, 1963. Good Design è stato pubblicato per la prima volta nel 1963. Riproposto da Maurizio Corraini e da Vanni Scheiwiller nel 1997 in occasione del novantesimo compleanno di Bruno Munari, in edizione fuori commercio, è stato edito dalla casa editrice nel settembre 1998.

Arte come mestiere, Laterza, Bari, 1966 (collana Universale Economica nata nel 1964).


scimmietta Zizi, 1953, Produzione Pirelli - Zizì è un piccolo animaletto in gommapiuma e fil di ferro, che si anima cambiando posizioni.
Bruno Munari diventa direttore artistico della Pigomma, unità del Gruppo che si è specializzata nella produzione di giocattoli in gomma, gommapiuma o lattice e riceve il premio Compasso d'Oro 1954 per l'estetica del prodotto.
Lampada a sospensione Falkland1964, Prod Danese: sette anelli di metallo di diametri diversi, un tubo di filanca bianco, una sola lampadina e un riflettore in alluminio che riprende la forma delle curve del tessuto. 
Falkland_00

1960 
EU: DK- DANIMARCA
1960 
EU: DK- DANIMARCA
Verner Panton (Gamtofte, Denmark, 13 febbraio 1926 - Copenaghen 5 settembre 1998)
  • 1960 Panton Chair Copenhagen, Panton è stato il progettista del primo modello di sedia realizzata interamente con un unico foglio di plastica stampato ad iniezione, Produz Vitra. 
1960 Panton Chair Copenhagen

Panton Chair Classic

Verner Panton, 1959/1960


VERNERPANTON- http://www.vernerpanton.com/

1926 (13 febbraio) Born in Gamtofte on the island of Fünen, Denmark to innkeeper parents.
In 1960 Panton was the designer of the very first single-form injection-moulded plastic chair. The Stacking chair or S chair, became his most famous and mass-produced design.
 serie di sedie Stacking prodotta inplastica tramite stampaggio ad ignezione famosa per essere la prima sedia realizzata tramite l’uso di un singolo stampo.


The Panton Chair (Danish: Pantonstolen) is an S-shaped plastic chair created by the Danish designer Verner Panton in the 1960s. The world's first moulded plastic chair, it is considered to be one of the masterpieces of Danish design. The chair was included in the 2006 Danish Culture Canon.
La Panton Chair il cui prototipo, messo a punto nel 1960. La produzione in serie arriva nel 1967. Stampata in un pezzo unico, la scocca della Panton Chair è in polipropilene colorato stampata a iniezione
Panton Chair, 1968
Design: Verner Panton
Manufacturer: VitraNel 1960 Panton è stato il progettista del primo modello di sedia in plastica stampato ad iniezione. La sedia impilabile sedia o S, è diventato il suo progetto più famoso e prodotto in serie.
La Panton Chair (in danese: Pantonstolen) è una sedia di plastica a forma di S creata dal designer danese Verner Panton nel 1960. Prima sedia in plastica stampata del mondo, è considerato uno dei capolavori del design danese. La sedia è stata inclusa nel 2006 Danish Culture Canon.
Prototipi della S Chair. Uno dei primi esempi di sedia stampata a cui farà seguito la Pantom Chair
                                                                                           Vitra | Products: Panton Chair Classic
                                                                                           Panton Chair - Wikipedia, the free encyclopedia
1965 Unveils S Chair, first cantilevered moulded plywood chair, for Thonet. Starts work on the Panton Chair with Herman Miller-Vitra launched in 1968.
1990 Vitra puts the Panton Chair back into production.
1994 IKEA produces Panton’s Vilbert Chair as the Panton revival takes off.
1998 (5 settembre) Verner Panton dies in  Copenhagen 12 days before the opening of his Light and Colour retrospective at the Trapholtmuseum in Kolding, Denmark.
Panton Chair, 1968
Design: Verner Panton
Manufacturer: Vitra
in proposito cfr: Panton Chair protetta - https://www.domusweb.it/it/notizie/2012/10/04/panton-chair-protetta.html: 
"...Tribunale di Milano del 13 settembre 2012 sul caso della Panton Chair, la sedia disegnata da Verner Panton nel 1960 e prodotta in serie nel 1967.."

1965

EU: SF-FINLANDIA


1965
EU: SF-FINLANDIA
Eero Aarnio (Helsinki 21 luglio 1932)
  • 1963-65 Ball Chair o Globe Chair, Designed in 1963, Prod Asko Company 
  • 1968 Bubble Chair Designed in 1968, Prod Asko Company 
da: Eero Aarnio homepageThe Finnish designer Eero Aarnio (b.1932, Helsinki) is one of the great innovators of modern furniture design. In the 1960s, Eero Aarnio began experimenting with plastics, vivid colors and organic forms, breaking away from traditional design conventions. His now iconic plastic creations include the Ball (1963), the Pastil (1968), and the Bubble (1968) chairs which echo the pop culture and spirit of their time. Many of Aarnio's works are included in the world's most prestigious museums, including Victoria and Albert Museum in London, MoMA in New York and Vitra Design Museum in Weil am Rhein.
da: www.eeroaarnio.com: "Eero Aarnio e l’introduzione dei materiali plastici segnò l’inizio di una nuova epoca e di nuove possibilità nella produzione del design, Eero Aarnio è stato sicuramente tra più importanti e significativi pionieri di quella frontiera. Laureato all’istituto di Arti Industriali di Helsinki nel 1957, dopo aver lavorato alcuni anni alla Asko Company, nel 1962 apre il suo studio e l’anno seguente raccoglie subito un enorme successo con la Ball Chair, una creazione che ancora oggi ha un valore iconico per il design degli anni 60 e che segnò, con la sua realizzazione, la maggiore libertà che acquistavano i disegnatori con l’uso dei nuovi materiali. Paradossalemente la Ball Chair e le seguenti Pastil, Tomato e Bubble Chairs a dispetto di una perfetta interpretazione dell’epoca pop, erano prodotti a tiratura limitata e sempre in contraddizione con quell’estetica, l’uso della vetroresina rappresenta una scelta per oggetti non soltanto adatti a un uso sia interno che esterno, ma soprattutto fatti per durare. Le creazioni in vetroresina di Aarnio continuano oggi, in esclusiva per Adelta, in accordo con la convinzione che anche la generazione di oggi vive in un epoca di plastica tanto da, come ama ricordare lo stesso designer, “passare la prima notte in un letto di plastica in un ospedale”

Ball Chair o Globe Chair, Designed in 1963 
Material: fiberglass shell, upholstery, upholstered in fabric 
                   scocca-guscio in fibra di vetro, base in alluminio, tappezzeria rivestimento in tessuto
Distributor: Adelta
A Ball Chair is a 'room within a room' with a cozy and calm atmosphere, protected from outside noises it provides a private space for relaxing or a phone call. Spinning on its own axis the view to the outer world is variable for the user and offers a degree of privacy. The ball chair is something between a piece of furniture and a piece of architecture and at the same time embodies both the mobile and the established.
Eero Aarnio Ball Chairè una 'stanza nella stanza' con un ambiente accogliente e tranquillo, al riparo da rumori esterni che fornisce uno spazio privato per il relax o una telefonata. Roteando sul proprio asse permette all'utente la variabile vista verso il mondo esterno e offre un certo grado di privacy. ... è qualcosa tra un mobile e un pezzo di architettura, incarnando sia il movimento che la stabilità.
"... "L’idea per la Ball chair è scaturita da una pura necessità. Nel 1962 avevo aperto uno studio indipendente ed avevamo appena traslocato in una nuova casa. Mancava una poltrona comoda e decisi di farmene una io.
Dopo i primi tentativi, ho notato che la forma si era semplificata a tal punto da ridursi ad una sfera. Ho attaccato un disegno in scala uno a uno alla parete ed ho cercato di farmi un’idea di come si sarebbe mossa la mia testa una volta seduto all’interno.
Essendo io il più alto in famiglia, ho finto di sedermi, mentre mia moglie segnava la posizione del mio capo con una matita. In questa maniera ho potuto determinare l’altezza della seduta. Le altre misure, in virtù della forma circolare, sono venute di conseguenza, sempre tenendo a mente che la sfera sarebbe dovuta poi passare attraverso l’ingresso di casa.

A questo punto sono passato a realizzare personalmente il prototipo, imbastito su di uno stampo ottenuto stendendo un velo di compensato su di una struttura a centine, come per la fusoliera o l’ala di un aereo. Ho coperto il compensato con della carta bagnata ed ho iniziato a ricoprire la superficie con la vetroresina. Successivamente ho carteggiato l’esterno e rimosso l’intelaiatura interna. Ho poi fatto imbottire e rivestire l’interno, aggiungendo un piedestallo.
Come tocco finale, ho aggiunto un telefono rosso all’interno della poltrona. Il nome ha avuto un parto facilissimo: era nata la BALL CHAIR" ."
... Ci vollero comunque alcuni anni prima che fosse effettivamente avviata la produzione in serie.
La Ball Chair venne presentata al pubblico in occasione del Salone Internazionale del Mobile di Colonia nel 1966
 Bubble Chair Designed in 1968
Material: acrylic,steel and leather or polyurethane fabric cushions
Distributor: Adelta

1965 
EU: IT

1965 
EU: IT
Joe Colombo (Milano 30 luglio 1930 - Milano 30 luglio 1971)
  • 1962-63  Acrilica Lamp, Design 1962 -  Production O-Luce 1963
  • 1963-65 Elda armchair, Design 1963, Production Comfort, Meda, Monza, 1965
  • 1964 Poltroncina elementi curvati, Produz Kartell
  • 1964 -1969 Smoke Glass, Design 1964, Production Arnolfo di Cambio, Colle Val d'Elsa, Siena, 1969
  • 1965 - 1967 Universale Chair -  Sedia impilabile 4860, Design 1965 -  Production Kartell, 1967
  • 1969 -70 Tube Chair Produced by Flexform, Italy. Out of production.
Joe Colombo - Milano, 30 luglio 1930 – 30 luglio 1971
Joe ColomboNel 1963 apre il Suo primo studio a Milano.
Nel 1964 vince 3 medaglie alla XIII Triennale di Milano.
Nel 1967 vince il Compasso D'oro.
Nel 1968 ottiene il Suo primo Design International Award a Chicago.
Nel 1969 già tre Suoi oggetti fanno parte della collezione permanente del MOMA.
Scompare prematuramente il 30 Luglio del 1971 nel giorno del Suo
 
41° compleanno.

Tube Chair Joe Colombo

Tube Chair 1969 -70 produced by Flexform, Italy. Out of production.
è una delle sedia progettate da Joe Colombo, interessanti anche dal punto di vista del packaging, definibile quasi sostenibile. E’ infatti costituito da un unico “tubo”, all’interno del quale sono infilati gli altri tre tubi che formano la sedia. Minimo ingombro, per una sedia morfologicamente camaleontica. Forse la seduta che più lo rappresenta sarà, purtroppo, una delle sue ultime creazioni.


ACRILICA LAMP
AJC. 0260 
Design 1962 - Production 1963
This lamp is composed of a "C"-curved methacrylate convector with a metal base in which a small fluorescent tube is placed. The light flows through the convector from the base towards the top, from which it aims down, illuminating the surface below.
Design collaboration: Gianni Colombo 
Manufacturer: O-LUCE www.oluce.com



POLTRONCINA ELEMENTI CURVATI

AJC. 0043
Design 1964 - Production 1964

This armchair has been made up with three bent pressed elements, seat, back and frame, fitted without any metallic parts or glue in plywood.
A second generation of this chair has been reissued by Kartell, revisiting the design now in sleek transparent, white and black plastic (PMMA).
Manufacturer: KARTELL www.kartell.it

ELDA ARMCHAIR
AJC. 0129
Design 1963 - Production 1965
This is considered to be the first armchair made of molded plastic (fiberglass): an oversized, self-supporting shell on a swivel base, it is lined on the inside with individual leather cushions.

SMOKE GLASS
AJC 0112
Design 1964 - Production 1969
The design is specifically oriented to the simultaneous use of the glass along with cigarette, thanks to the form of the stem of the glass which can easily be inserted in the space between thumb and index finger while the glass itself rests on the back of the open hand. This glassware has been utilized by people with limited manual dexterity.
Manufacturer: ARNOLFO DI CAMBIO www.arnolfodicambio.com


UNIVERSALE CHAIR
AJC 0159 (0075)
Design 1965 - Production 1967Sedia impilabile 4860, Kartell 1968
It was the first chair to be fully produced in a single plastic: first in ABS and then in polypropylene. It is stackable both vertically and horizontally. Removable feet could be substituted with smaller ones for height adjustments. A base element was studied in order to create higher seating, such as for use at the bar or in design studios, as highchairs, or for industry. Only a prototype of the armchair version exists.
Manufacturer: KARTELL www.kartell.it














Central living block of the Wohnmodell 1969 shown at the Visiona I exhibition for Bayer

  • Gae, Gaetana Aulenti (Palazzolo dello Stella, Udine 4 dicembre 1927 - Milano 31 ottobre 2012)
  • 1965  lampada Pipistrello,  Produzione Martinelli

lampada da tavolo a luce diffusa in acciaio inox satinato
modello da tavolo regolabile in altezza,  caratterizzata da un’asta telescopica in acciaio che consente di variare la dimensione dell’elemento. Deve il suo nome alla particolare forma del diffusore in metacrilato opale bianco, che si divide in falde evocando le ali del pipistrello. Tuttora in produzione, la lampada è realizzata con tecniche di stampaggio sia del telescopio che del diffusore in metacrilato innovative per l’epoca in cui è stata progettata. La forma sfuggente della base conica si sviluppa verso l’alto, ampliandosi con un movimento fluido verso le nervature del diffusore. 
Anno: 1965
Materiali: Base e pomello in alluminio verniciato
Diffusore in metacrilato opal bianco
Telescopio in acciaio inox

Misure: Ø 55 cm
H 66/86 cm

Varianti: La lampada Pipistrello è disponibile con base e pomello nei colori bianco e testa di moro
Sorgente: 4x7W E14 fluorescente
Nel 2007 è stata presentata una Edizione limitata di 500 pezzi con la base in cromo lucido per festeggiare i 40 anni della lampada

fotografare
da: Barbara RADICE, Ettore Sottsass, ed Electa, Milano, 1993, pp. 26-28

Memoires su Ettore Sottsass - http://www.domusweb.it/it/dall-archivio/2013/05/15/lisa_ponti.htmlMemoires su Ettore Sottsass

Lisa Licitra Ponti, per molti anni protagonista dall'interno della storia di Domus, ritraccia con poche, incisive immagini la figura di Ettore Sottsass e il suo stretto legame con la rivista.

24 Maggio 2013"A Sottsass piaceva, di Gio Ponti, il ‘capannone’ in via Dezza: un hangar per progetti e modelli, sempre pronto. Progetti e modelli cui non si richiedeva un promotore o un destinatario. Bastava un fotografo.
Ettore Sottsass (sullo sfondo, a sinistra) all'inaugurazione della galleria de Nieubourg a Milano. In primo piano, Bruno Munari. Domus n. 459, 1968
Sottsass sapeva, con la sua Nikon, fotografare oggetti “senza peso”, in pagine “senza peso” e senza ombre, in Domus. E seppe, nel contempo, inventare quei suoi “mobili immobili” che Domus pubblicò in modello: grandi volumi puri, capaci di assorbire dentro di sé, eliminandoli, i mobili minori. Un modo di abolire l’arredare. In questa tendenza alla ‘immobilità’, Sottsass si differenzia da Gio Ponti.
Ettore Sottsass, copertina Domus n. 426, maggio 1965 Ettore Sottsass, mobile, 1965. (Courtesy of Archivi Domus)



Ettore Sottsass, Viaggio a Oriente: Agra e le pitture sui muri. Foto Sottsass. Domus n. 410, 1964

Viaggio a Occidente. Testi di Fernanda Pivano ed Ettore Sottsass. Foto Ettore Sottsass. Domus n. 436, 1966
Viaggio a Oriente. Testo e foto Ettore Sottsass. Domus n. 410, 1964

















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