eccolo finalmente, ci sono state alcune correzioni - mai lasciate da Alessia - che le ha tutte rimosse, quindi nessuno mai ne saprà, e che sia una piattaforma didattica: nisba e non c'è verso -.
Ma le correzioni nemmeno erano sostanziali, tipo "op. cit." x 1 testo già citato: solo a dimostrazione che se non lo dico ad personam non c'è verso che si legga o si applichi, erano solo piccole correzioni formali; il contenuto è utile a tutti: non esprime teorie, come gli altri 3 precedenti post - teorie anche costruite con brani riportati - tuttavia va precisato che nel medesimo tempo c'è il lavoro pubblicazione/coordinamento di ben altro post, quindi questo che ruba cmq tempo è fatto solo per mantenere il punto. ok 7 post e va in Bibliografia. cp
Ettore
Sottsass, "Scritto di notte", Adelphi
Edizioni, Milano, 2010, pag 14, righe 27-35.
da: http://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Gualino
Immagini tratte da: http://www.europinione.it/riccardo-gualino-limprenditoria-italiana-alla-conquista-della-russia/
Immagini tratte da: http://www.europinione.it/riccardo-gualino-limprenditoria-italiana-alla-conquista-della-russia/
2)
"Mi dicevano sottovoce che nel tempo che era rimasto in città, il signor
Gualino aveva fatto venire i balletti russi: i balletti di Diaghilev con
Nijinskij e le scene di Bakst."
Ettore
Sottsass, op.cit., pag 15, righe 3-6.
"
Léon Bakst, pseudonimo di Lev Schmule Rosenberg (San Pietroburgo, 10 maggio 1866 – Parigi, 28 dicembre 1924),
è stato un pittore,scenografo e costumista russo.
Nato da una famiglia ebrea a San Pietroburgo, Lev Schmule Rosenberg studiò all'Accademia
Russa di Belle Arti e
all'Académie
Julian di Parigi dove
approfondisce la conoscenza dell'arte francese e si accosta al simbolismo; nel 1898 fonda
con l'impresario teatrale Diaghilev il gruppo d'avanguardia Il
mondo dell'arte.
Disegnò scene per tragedie greche e nel 1908 si
guadagnò una fama come creatore delle scene e dei costumi per Sergej
Djagilev e i
suoi Balletti
russi riuscendo a
coniugare la raffinatezza del simbolismo francese con la tradizione
popolare russa. In
questo contesto collaborò con alcuni dei maggiori compositori dell'epoca
come Igor
Stravinskij, Maurice Ravel, Reynaldo Hahn e Claude Debussy.
Tra le scenografie più suggestive che curò nella loro prima
esecuzione sono da ricordare:Shéhérazade di Rimskij-Korsakov (1910),
L'uccello
di fuoco di
Stravinskij (1910),Preludio
al pomeriggio di un fauno di
Debussy (1912),Daphnis
et Chloé di
Ravel (1912),Le Dieu
Bleu di Hahn
(1912).
Bakst
ebbe una grande influenza sull'arte e
sulla moda all'inizio del XX secolo, specialmente nella scenografia, di cui fu uno dei primi maestri
moderni."
da: http://it.wikipedia.org/wiki/L%C3%A9on_Bakst
Immagini tratte da: http://russiapedia.rt.com/files/prominent-russians/art/leon-bakst/leon-bakst_2.jpg
Immagini tratte da: http://russiapedia.rt.com/files/prominent-russians/art/leon-bakst/leon-bakst_2.jpg
3)
"[...] con il legno di cirmolo profumato e tenero, e infatti con quel
legno tenero e quasi senza vene il papà di mia mamma qualche volta scolpiva
anche statue di santi per gli altari nelle chiese di montagna vicino al
cimitero."
Ettore Sottsass, op.cit., pag 17, righe 2-6.
"In passato il cirmolo era impiegato soprattutto per
costruire mobili, armadi o rivestimenti per le stube (la stube o stua è una
stanza completamente rivestita in legno, tipica delle zone alpine) . Si era
notato, infatti, come i vestiti si conservassero meglio negli armadi realizzati
con questo legno. Oggi viene utilizzato soprattutto per costruire letti e
culle, data la sua capacità di garantire un buon riposo, e per il wellness.
Viene usato poco come legna da ardere, poiché, se bruciato, emana un odore
molto forte. Insieme al pino mugo è l'albero che cresce più ad alta quota.
Contiene vitamina C, oli essenziali, resina, trementina,
pinoli. Secondo la tradizione popolare il cirmolo riesce a trasmettere un
influsso positivo alla psiche umana, trasmettendo pazienza e la capacità di
tenere il proprio obiettivo sempre davanti agli occhi.
Il nome scientifico è Pinus cembra L. , in Italia è presente
nel Cuneese, nelle Valli torinesi, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige, in
Europa in alcune aree delle Alpi svizzere e austriache.
L'albero è di dimensioni modeste o medie, arriva a circa 25
m d'altezza e diametro inferiore a 70 cm. Il fusto è irregolare."
4)
"La Fama di un solo generale si fa con diecimila corpi morti. (Tsao Sung,
800 d.C.)"
Ettore Sottsass, op.cit., pag 24, righe 15-16.
"Ts'ao
Sung (c. 830 - 910 ) è stato un poeta cinese della dinastia Tang . La sua
poesia «Una protesta nel sesto anno di
Ch'ien Fu» (879 d.C.) è considerata « la breve poesia contro la guerra più
conosciuta nella letteratura cinese » (Ray & Ray, 1984). Gli anni
della dinastia
Tang sono stati il
periodo d'oro della poesia cinese. Quasi cinquantamila poesie scritte nel
corso di questi 300 anni sono ancora esistenti. Fino al 755 d.C. la
dinastia Tang era nel periodo di massimo splendore della sua potenza politica e
militare ed i suoi imperatori intrapresero una serie di guerre di aggressione
contro i paesi vicini della Cina. Molti sono stati i soldati morti alle
frontiere in queste guerre ed altrettanto numerose sono le poesie scritte sulla
guerra di frontiera"
泽国江山入战图,
生民何计乐樵苏;凭君莫话封侯事,
一将功成万骨枯。
poem (*)
The submerged
country, river and hill, is a battle-ground.
How can the
common people enjoy their wood-cutting and their fuel-gathering?
I charge thee,
sir, not to talk of high honours;
A single general
achieves fame on the rotting bones of ten thousand.
Albert Richard Davis, The Penguin Book of Chinese Verse
(1962), p. 28
(* ) traduzione
Il paese sommerso, fiumi e colline, sono un campo di
battaglia.
come possono le persone comuni godersi il loro legno
tagliato e la loro raccolta di combustibile?
Io ti scongiuro, signore, per non parlare di alti onori;
Un solo generale raggiunge la fama sulle ossa marce di
diecimila.
5)
"Alla scoperta di quell'orribile tipo di addio, ho reagito cominciando una
raccolta di biglietti del tram. Ho cominciato a diventare un collezionista
povero. Forse speravo di fermare il tempo. Attaccavo i biglietti sulle pagine
di un quaderno ma anche se avevano bei colori chiari con i biglietti del tram
non ha funzionato, il tempo non sono riuscito a fermarlo. Non sono mai riuscito
a fermare il tempo anche se ho sempre provato."
Ettore Sottsass, op.cit., pag 28, righe 19-27.
6)
" Quando siamo arrivati a Torino avevo più o meno 11 anni, ma erano stati
11 anni innocenti, leggeri, luminosi. Undici anni fantastici."
Ettore Sottsass, op.cit., pag 29, righe 21-23 .
7/8)
"Un giorno, un bambino un pò più grande e che mi sembrava vestito male è
arrivato con palline d'acciaio. Mi sono spaventato. Quella volta non è stato
l'abbassamento del mio stato sociale. Ho avuto una visione asfissiante di spazi
di vita che non erano a mia disposizione e che non lo sarebbero mai stati. Da
dove poteva venire una pallina d'acciaio? Come si arrivava a possedere una
pallina d'acciaio? Chi si doveva essere per avere una pallina di acciaio? La
pallina i terracotta si comprava dal tabaccaio. Più o meno anche la pallina di
vetro- mi sembrava- l'avrei potuta raggiungere. Sapevo dove trovare oggetti di vetro
o simili, bicchieri, bottiglie, bottoni, lampadine, vasetti di vetro, perline,
collanine. Con il vetro avevo una certa dimestichezza, come con il legno, con i
sassi, la stoffa, gli spaghi, i fiammiferi. Sapevo anche dove c'erano chiodi e
martello; li avevi visti dal mio nonno falegname. Ma una pallina di acciaio era
fuori dalla mia portata. Grande mistero, immenso, soffocante mistero: il vasto
mistero della «civiltà» delle macchine? Cominciavo a dovermi confrontare con la
civiltà delle macchine?"
Ettore Sottsass, op.cit., pag 35, righe 5-22.
"In Italia la rivoluzione industriale ebbe inizio tra la fine
del 1800 e i primi del 1900, solo per certe regioni settentrionali, quando si
riuscì a utilizzare come fonte di energia quella idroelettrica.
Le fabbriche sorsero intorno al 1880 soprattutto in
Lombardia, Piemonte e Liguria, sotto l'attenta guida alla monarchia accentuando
lo sviluppo di queste regioni e il divario tra Nord e Sud si fece più grave.
Sorsero industrie ancora oggi famose come la Breda a Milano, che fabbricava
locomotive ferroviarie e armi per l'esercito, la Falk, che fondeva il ferro e
produceva acciaio, la Pirellie la Marelli che fabbricano ancora pneumatici e
accessori elettrici; la Fiat a Torino che iniziò al produzione automobilistica,
l'Ansaldo a Genova e altre come la Montecatini, la Edison, la Moarzotto,
l'Itala e l'Alfa Romeo.
I posti di lavoro aumentarono, ma le conduzioni degli operai
rimasero ancora molto dure: 14-16 ore di lavoro al giorno, salari bassi,
nessuna assistenza durante le malattie, né diritto alla pensione. La
disoccupazione non poteva essere assorbita dall'industria ancora in fase di
avvio.
Diverse manifatture tessili, un tempo fiorenti nel
Mezzogiorno, furono costrette a chiudere, sopraffatte dalla concorrenza del
Nord.
L'unica alternativa offerta a molti italiani dalla monarchia
dei Savoia era l'emigrazione con tutto il suo carico di miseria e di sacrifici
verso le Americhe, la Germania, la Francia, ecc.
Dal 1870 al 1914 ben 16 milioni di italiani emigrarono
all'estero in cerca di fortuna.
Tuttavia, dopo l'affannoso decollo industriale sotto in
governo di un liberale torinese Giovanni Giolitti (età giolittiana, 1903-1913),
l'Italia ebbe un rilevante sviluppo industriale.
Giolitti fece approvare al suo governo leggi che riducevano
l'orario di lavoro, garantiva il riposo festivo, rendeva obbligatoria
l'assicurazione contro gli infortuni; fece istituire anche una cassa per la
pensione di invalidità e di vecchiaia. Nel 1912, infine, Giolitti estese il diritto di voto a tutti
i cittadini maggiorenni di sesso maschile anche se nullatenenti ed analfabeti.
Anche Giolitti comunque lasciò irrisolti i problemi del Mezzogiorno,
contribuendo a ritardarne lo sviluppo.
Purtroppo il "decollo" industriale avviato così
bene da Giolitti, subì un rallentamento a causa della Prima e Seconda guerra
mondiale riuscendo però a svilupparsi e ad affermarsi nel mondo, solo dopo il
1950, con il famoso boom economico (esplosione). Infatti l'Italia uscì dalla
seconda guerra mondiale (1945) profondamente sconvolta; bisognava ricostruire
tutto: città, vie di comunicazione, fabbriche, monumenti; le campagne erano
devastate, la stessa società era lacerata dalla guerra civile tra partigiani e
fascisti.
Questa difficile opera di ricostruzione venne affidata al
governo non più monarchico ma repubblicano di Alcide De Gasperi, che tra il
1958 e il 1963 seppe provocare il così detto "miracolo economico"
prevalentemente nel triangolo industriale compreso tra Milano, Torino e Genova.
Questo "miracolo" migliorò notevolmente il livello
di vita degli italiani; nelle famiglie si diffusero gli elettrodomestici, le
prime motociclette, le prime automobili prodotte in serie, a prezzi più
accessibili. Un milione e mezzo di italiani lasciarono le regioni meridionali
per spostarsi nelle zone industriali verso cui si dirigevano anche gli abitanti
dei centri più poveri del Settentrione. In poco tempo interi paesi si
spopolarono, mentre crebbe rapidamente il numero degli abitanti delle grandi
città del Nord."
9)
" Una volta suo marito, cioè mio nonno, le aveva regalato per il
compleanno un paio di babbucce di velluto ricamate, e lei le aveva volute
mettere la domenica per andare a messa anche se nella notte era nevicato molto.
Così si era bagnata i piedi, che erano rimasti bagnati per tutta la lunga messa
anche con il coro, nella chiesa gelata. Poi la nonna era tornata a casa, si era
messa a letto con la polmonite e poco dopo era morta. Si chiamava Rosina."
Ettore Sottsass, op.cit., pag 44, righe 18-26.
10)
" Mio padre era figlio di Giovanni Battista Sottsass, detto Giobatta [...]
"
Ettore Sottsass, op.cit., pag 45, riga 1.
"Sottsass Ettore senior. - Architetto (Nave San Rocco, Trento, 1892 -Torino 1954).
Allo studio a Innsbruck (1909-12) e a Vienna (1912-14), affiancò un apprendistato nei cantieri. Dal 1920 operò in Trentino nella ricostruzione
delle zone devastate dalla guerra, ricercando nella tradizione locale soluzioni
di rigorosa semplicità; si impegnò poi in realizzazioni più complesse: il
municipio di Merano(1928-32) e lo stabilimento del Lido di Bolzano (1936). A Torino, dal 1928, fu
con G. Pagano e G. Levi Montalcini tra i promotori del gruppo piemontese del MIAR, collaborando al discusso progetto di
sistemazione di via Roma (1931); eseguì anche il palazzo della Moda (1938,
trasformato nel palazzo delle Esposizioni da R. Biscaretti di Ruffia e P. L.
Nervi, 1948). Nel
dopoguerra elaborò soprattutto interventi di ricostruzione, di sistemazioni
urbanistiche e di progettazione nell'ambito dell'edilizia economica e popolare
(Torino, la Falchera, 1951-52)."
11)
"[...] e la prima metà di via Roma è stata poi progettata dall'architetto
romano Piacentini, perfetto visionario del nuovo impero, perfetto poeta del
potere dello Stato, perfetto poeta del gigantismo disumano."
Ettore Sottsass, op.cit., pag 64, righe 14-18.
12)
"E' anche vero però che invece di andare a sentire vecchi professori più
o meno illuminati, andavo quasi tutti i pomeriggi a trovare un pittore molto
antifascista e molto anarchico di nome Spazzapan. Spazzapan sapeva tutto della
pittura contemporanea. da giovane era vissuto in Germania a Monaco, ai tempi
del Blaue Reiter e poi a Parigi ai tempi di Picasso e compagni e di tutti
quelli che c'erano a Parigi all'ora. Per me era diventato assolutamente
necessario stare ore ed ore ad ascoltare quell'uomo; [...] mi sembrava
assolutamente necessario ascoltarlo parlare di se stesso come se parlasse di
uno sconosciuto di passaggio; [...] Spazzapan parlava di se stesso come di uno
che forse non ha speranza ma neanche disperazione, come di uno che non ha
presunzioni sul «progresso» ma neanche scarica le sue insicurezze con brontolii
sul presente. questa di Spazzapan è stata un'importante -non detta- nozione di
base: come se mi avesse detto, senza dirlo: «Sottass, parli sempre poco di se
stesso, di quello che ha fatto o non fatto, di quello che farà, di quello che
ha detto, di quello che è. Parli poco di se stesso, non soltanto per non
annoiare gli altri, ma per non annoiare se stesso, per non credersi mai degno
di tante parole, spiegazioni, introspezioni, lamenti, errori, eroismi, lodi,
piedistalli»."
Ettore Sottsass, op.cit., pag 52-53, righe 18-27/33-34/12-24.
"Luigi
Spazzapan (Gradisca d'Isonzo, 18 aprile 1889 – Torino, 18 febbraio 1958) è
stato un pittore italiano, di lingua slovena, ritenuto uno dei più importanti
esponenti italiani della pittura astratta nel primo dopoguerra. Nel 1920 trova
lavoro come insegnante di Matematica alle scuole medie di Idria, incarico che
lascia presto per dedicarsi completamente alla sua grande passione, la pittura.
Nel 1923 partecipa a Padova ad una mostra sul futurismo movimento artistico che
aveva conosciuto di recente attraverso il gruppo futurista giuliano fondato
dagli artisti Giorgio Carmelich, Sofronio Pocarini e Mirko Vucetich. La sua
formazione artistica si compì anche attraverso alcuni viaggi che intraprese
nella sua giovinezza nei maggiori centri della cultura figurativa del tempo fra
cui Vienna e Monaco che gli permisero di accrescere e sviluppare la sua
formazione artistica assimilando gli stili delle secessioni, dell'Art Nouveau,
del futurismo, dell'espressionismo, fino a intendere precocemente le esperienze
dell'astrattismo. Nel 1928 si stabilisce a Torino dove si accosta agli ideali
del gruppo dei Sei di Torino che gli permette di creare uno stile personalissimo
che tra vari richiami alle correnti moderniste del tempo seppe trovare spunti
di sorprendente ricchezza inventiva andando ad incidere una traccia profonda
sull'esperienza informale ma senza perdere la poetica che rimane sempre
presente nella sua opera. Nel 1936 fu invitato alla Biennale di Venezia dove,
nel 1954, ebbe una sala personale. Distinguendosi sempre come ottimo
disegnatore con delle mostre di estrema sensibilità pur nel tratto nervoso
dell'opera ispirato sia a suggestioni della secessione mitteleuropea che
all'espressionismo, Spazzapan si adoperò anche in progetti ad uso industriale
per decorazioni murali e disegni astratti per stoffe.Presso il suo studio a
Torino, il giovane pittore Renaldo Nuzzolese residente a Torino e nato a
Taranto lavora sotto la direzione di Spazzapan come collaboratore. Come artista
Nuzzolese cita il Maestro durante le esposizioni a Taranto e all'Exo-Arte di
Bari nelle "mostre d'avanguardia" promosse dall'artista Vittorio Del
Piano in Puglia. Viene anche più volte citato dall'architetto e designer Ettore
Sottsass nel libro "Scritto di notte" che ricorda quando da bambino
passava lunghe giornate nello studio dell'artista, ammirandone le capacità
tecniche e concettuali."
13)
"[...]Quando mi hanno visto entrare sono scoppiati a ridere, come se sulla
scena fosse apparsa una grassona inutile che non sapeva né cantare né ballare.
Io ero biondo, con i capelli quasi bianchi, avevo la frangetta e penso anche la
faccia un pò tonda e la pelle molto pulita , bianca e rossa come una mela e
forse gli occhi spalancati. [...] Quella risata immensa dedicata a me non la
dimenticherò mai. Quando l'ho raccontato a mia madre lei mi ha bagnato i
capelli e mi ha mandato a letto con la frangia tirata indietro e tenuta ferma
con una stoffa. La mattina al risveglio, avevo i capelli dritti come Ollio, e
non sono andato a scuola."
Ettore Sottsass, op.cit., pag 64-65 righe 31-34/1-2/8-13.
Alessia Chillemi
Nessun commento:
Posta un commento